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Le sfide della formazione linguistica in azienda

4 min' • Frédéric NICOLAS


Mentre la tecnologia evolve ed i bisogni del mondo aziendale continuano a crescere, molte aziende che cercano di mantenere un passo vincente in un mercato sempre più digitale e globale, investono coscienziosamente nella formazione linguistica, ma finiscono per affogare in formazioni costose ed inefficaci.


Quali sono i motivi di questo fallimento? E come affrontarli?



I) Mancanza di allineamento tra formazione e business


La maggior parte del tempo, i responsabili devono scegliere tra programmi formativi che sono prodotti in serie, da fornitori di terze parti, e che non si adattano ai bisogni specifici dell’azienda e di ogni suo componente.


La maggior parte delle soluzioni proposte fanno un'unica distinzione tra linguaggio generale e linguaggio business, senza fare alcuna differenza tra i vari settori del mondo aziendale, per le quali le espressioni, il registro, ed il vocabolario usato sono diversi.


L’ampiezza dell’acquisizione linguistica è troppo spesso sottovalutata, e le molteplici funzioni che una lingua può avere a secondo dei ruoli e del contesto linguistico non vengono prese in considerazione. Questo causa una vera distanza tra la lingua che viene imparata e quella che viene realmente usata nel quotidiano lavorativo.


Per esempio, anche nella stessa azienda, la segretaria amministrativa che spende le giornate a rispondere a mail e telefono farà un uso ben diverso della lingua rispetto al manager incaricato di coordinare e guidare la sua squadra, o ai venditori che devono convincere i leads e consolidare relazioni con chi è già cliente in vista di nuovi acquisti.


La maggior parte delle formazioni linguistiche aziendali ignorano sia le distinzioni tra i vari settori economici e produttivi, sia le numerose funzioni linguistiche che emergono a secondo del ruolo e del contesto lavorativo.


Le formazioni che ignorano il contesto linguistico, e che non si adattano alla realtà quotidiana di ogni settore dell’azienda non potranno portare ritorno sull’investimento in formazione.



II) coinvolgimento degli apprendenti


La seconda caratteristica fondamentale al successo del progetto formativo, che nel mercato attuale continua ad essere una ragione dello scarso ritorno sull’investimento, è il coinvolgimento degli apprendenti.


È già dalla sua nascita negli anni 60 che il metodo comunicativo sopravanza il tradizionale metodo frontale, che non lasciava spazio all’interazione e all’acquisizione naturale ed intuitiva della lingua.

Regole e conoscenze linguistiche erano semplicemente memorizzate ed applicate ad esercizi tecnici, senza metterle in pratica nei contesti comunicativi reali. Basta pensare alle lezioni di lingua che abbiamo tutti seguito a scuola o all’università.


L’abbandono di questo classico approccio all’insegnamento che reprime di sua natura l’essenziale coinvolgimento dell’apprendente, è stato molto laborioso per il settore della formazione linguistica.

Benché l’importanza di questo cambiamento sia stato accettato da tutti, la maggior parte dei formatori che hanno adottato il termine “metodo comunicativo” nella descrizione delle loro offerte e al cuore delle loro campagne marketing, continuano tutt’oggi a proporre soluzioni che non mettono l’apprendente al centro della sua formazione, e che non legano le conoscenze insegnate alla vera e propria capacità comunicativa.



III) La qualità didattica della formazione


La seconda rivoluzione del settore della formazione linguistica avviene con la fulminante evoluzione del modo nel quale consumiamo informazione, sempre più digitalizzato, abbondante, e veloce.

Questa fase è stata notevolmente rinforzata dal nuovo ordine mondiale post-pandemico, che ha rafforzato la digitalizzazione del nostro consumo.


Siamo ormai tutti continuamente esposti ad un flusso costante di informazioni dal nostro smartphone, tablet, o computer, in formati veloci ed interattivi che richiedono sempre meno concentrazione.

Tra i vari effetti di questo fenomeno, è cambiato radicalmente anche il nostro modo di imparare.

La nostra capacità di concentrazione e di fissazione dell’informazione nella memoria a lungo termine è sempre più scarsa. Questo è ancora più vero per i nostri venditori ed operatori in azienda, che per poter mantenere la loro attività molto dinamica, sono spesso naturalmente molto energetici, anche al costo di una soglia di attenzione ancor più breve.


Non è più realistico pretendere che i nostri impiegati leggano mucchi di fogli per formarsi, o che passino ore ad ascoltare lezioni frontali prive di interazioni dirette.

Anzi, le ricerche evidenziano che il 75% degli impiegati in azienda sono più propensi a vedere un video che leggere un testo (Emmott and Preset 2019).


[Source: Gartner Critical Capabilities for Enterprise Video Content Management, February 26, 2019]


La chiave per mantenere alto il livello di coinvolgimento dei nostri dipendenti, è di consentire accesso al materiale didattico dai loro dispositivi preferiti, e di offrire materiale nei formati al quale sono già abituati: un miscuglio di podcast, webinar, video, giochi, testi, infografica, e simulazioni.

Devono essere divisi in pezzi di informazione frammentati, facilmente assimilabili, e sempre più interattivi.

Tutto questo è diventato possibile con il recente sviluppo delle piattaforme di e-learning, ormai necessarie per un vero coinvolgimento dell’apprendente odierno nella sua formazione linguistica.

Quelle più famose che hanno subito colto la maggior parte degli utenti in questo nuovo mercato sono quelle che hanno puntato tutto nella Gamification, che ispirandosi dai videogiochi, ne hanno adottando solo gli elementi che potevano garantire un alto coinvolgimento.


L’insuccesso di queste formazioni risiede nel puntare tutto su questa sollecitazione degli apprendenti e su un loro uso ripetuto della piattaforma, anche al costo della qualità didattica della formazione stessa.

Malgrado l’estrema cura della user experience, continuano per esempio ad usare un riferimento alla lingua madre dell’apprendente, incitando una logica di traduzione per ogni nuovo vocabolario, espressione, e concetto linguistico introdotto, rovinando così tutto il processo intuitivo e naturale di apprendimento che adotterebbe per esempio un bebè mentre impara la sua madrelingua.

Ne escono vincenti i formatori che hanno da sempre ed in primis investito sulla qualità didattica, e che sono poi riusciti ad adattarsi ai cambiamenti, ponendo il giusto equilibrio tra sollecitazione dell’apprendente e qualità didattica.



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Frédéric Nicolas


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